Prima della stagione: dagli obiettivi alla prestazione sportiva

di Alistair Castagnoli

AMO ALLENARE!

La preparazione di una nuova stagione sportiva è il momento che sia da giocatore che da allenatore ho sempre preferito. Sono molte le emozioni, le speranze, le promesse che nelle settimane che precedono l’inizio ufficiale della stagione mi hanno accompagnato negli anni.
Amo pianificare, programmare, elaborare e condividere ciò che mi aspetto dal lavoro che amo fare. Amo entrare in palestra il primo giorno. Amo il primo allenamento.
Tutto inizia con un’idea, un progetto: nel nostro caso (mio e del mio staff) l’idea di diventare ogni giorno persone diverse, persone più vicine a quelle che identifichiamo come vincenti nella vita e nello sport. Crescere  dentro, imparando a vincere sul campo, imparando soprattutto che ognuno di noi, dalle giocatrici ai membri dello staff, deve fare un passo verso l’altro se al mattino successivo vuole sentirsi differente. Non necessariamente migliore, sicuramente non perfetto, ma un passo più vicino al nuovo “me stesso”.
In queste poche righe ho già parlato di obiettivi, scelte e motivazioni. Tre componenti fondamentali di una stagione sportiva.
E di questi tre concetti parlerò in questo articolo, basandomi principalmente sulle esperienze maturate in tre stagioni (stagioni dal 2010 al 2013; campionato senior femminile con squadra di età media under 20; percentuale di vittorie totale 72%; percentuale di vittorie nelle partite punto a punto 80%).
Partendo da come sono state scelte le giocatrici, da come siano stati stabiliti obiettivi e siano state guidate le persone a raggiungerli, arrivando sino alla metodologia usata e ai risultati ottenuti.

L’augurio è di allenare attraverso questo racconto, di lasciare qualcosa a chi leggerà. Non perché la nostra sia l’unica via, ma perché è stata ed è una via che abbiamo amato, che ho amato, che amo percorrere.

PIU' CONOSCI, PIU' SAI DI NON CONOSCERE

Per accompagnare le giocatrici all’obiettivo finale la mia prima decisione è stata la scelta della metodologia da usare per allenare. Sembrerà banale, ma io non ero soddisfatto della solita metodologia che avevo usato e visto usare da quasi tutti i miei colleghi. 
Amo cambiare, amo sperimentare, amo scoprire conoscenze per me nuove. 
La “periodizzazione tattica” si differenzia dalle altre metodologie di insegnamento in quanto è basata in modo totale sulla forma di gioco che si vuole praticare. (Oliveria e coll, 2009)
La forma di gioco è quindi l'obiettivo che si vuole raggiungere. Identificare in modo chiaro l'obiettivo e scomporlo in tutti i sotto-obiettivi che lo costituiscono è il primo importante step da compiere. Spesso l'obiettivo finale è la somma di piccoli passi (i cambiamenti della situazione di partenza che ci accompagnano verso l'obiettivo finale) che si possono effettuare già quotidianamente; e prima li si codifica prima si inizia il cammino di miglioramento che si è deciso di intraprendere. (Oliveria e coll, 2009)
Una seconda caratteristica di questa metodologia è il suo continuo aggiornamento basato sulle più recenti scoperte nel campo delle neuroscienze.
Negli ultimi venti anni, grazie alle nuove tecniche di indagine, le neuroscienze hanno fatto passi in avanti impensabili. Le nuove scoperte (anche esse in continuo aggiornamento) ci forniscono preziose indicazioni sul funzionamento dei meccanismi dell'apprendimento e nuove conoscenze che dobbiamo usare per migliorare la qualità dei nostri insegnamenti ed allenamenti al fine di renderli sempre più efficaci.

SCEGLIERE GLI OBIETTIVI

Come sono state scelte le giocatrici e gli obiettivi?
Queste due decisioni sono il momento più importante (ma spesso sottovalutato o valutato nel modo errato) di tutta la stagione. Si può dire che sia il momento in cui il futuro della squadra viene scritto.
Nel nostro caso la scelta delle giocatrici è stata fatta non solo sulla base delle abilità tecniche, ma anche di quelle sociali.
Con ogni giocatrice è stato svolto un colloquio individuale per valutare la disponibilità all'impegno richiesto aderendo a questo progetto.
Durante il colloquio sono stati identificati gli obiettivi individuali di tipo personale e prestativo da raggiungere durante la stagione (vedi tabella 1, 2 e 3).
Dopo i colloqui individuali si è tenuta la prima riunione tra squadra e staff dove sono stati stabiliti gli obiettivi di squadra (vedi tabella 4) e si stretto il “patto sportivo” (Moroso, 2013). Sono stati scelti obiettivi di squadra prestativi. Le statistiche hanno fornito un supporto oggettivo su cui le ragazze hanno potuto basare il proprio lavoro e monitorare i miglioramenti.
Per guidare la giocatrice a raggiungere gli obiettivi abbiamo usato il metodo G.R.O.W. (Landsberg, 2009) descritto in tabella 5.

Step Descrizione
1 Colloquio individuale con la giocatrice
2 Ricerca dei fattori motivanti individuali
3 Scelta degli obiettivi individuali
4 Condivisione di tutti gli obiettivi con la squadra
5 Formulazione degli obiettivi di squadra
6 Creazione di un circolo virtuoso che nutra le motivazioni
7 Revisioni periodiche del lavoro
8 Correzioni con ridefinizioni degli obiettivi se necessario
tabella 1 - percorso usato per stabilire e realizzare gli obiettivi

Esempi di domande poste alle giocatrici
Perché sei in questa squadra?
Quali obiettivi ti sei data per questa stagione?
Come dobbiamo lavorare per raggiungere gli obiettivi?
Quali emozioni provi al pensiero di raggiungerli?
Che ruolo hai all'interno della squadra?
Quali emozioni provi al pensiero di aiutare le compagne a raggiungere i propri obiettivi?
Sei consapevole dei tuoi punti di forza? Quali sono?
Quali emozioni provi sapendo che possiedi le abilità che possono migliorare le tue compagne?
Sei consapevole degli ostacoli che possiamo incontrare? Quali sono? Come li superiamo?
Quali emozioni provi sapendo che le tue compagne e noi coach ti guideremo al raggiungimento dei tuoi obiettivi?
tabella 2 - principali domande poste alle giocatrici durante il colloquio individuale di definizione degli obiettivi

Tipologia obiettivo Descrizione obiettivo
Personale emotivo-motivazionale; abilità sociali
Fisico crescita delle abilità fisiche fondamentali allo sviluppo del sé e del modello di gioco
Tecnico fondamentali tecnici applicati al modello di gioco
Tattico capacità di prendere decisioni funzionali alla realizzazione del modello di gioco
tabella 3 - tipologia obiettivi individuali 

stagione primo obiettivo di squadra risultato
2010/2011 miglior difesa del campionato raggiunto
2011/2012 miglior attacco del campionato raggiunto
2012/2013 raggiungere la finale promozione raggiunto
tabella 4 - primo obiettivo di squadra scelto e raggiunto


Descrizione
Obiettivi Stabilire assieme l'argomento da trattare e l'obiettivo da raggiungere
Realtà Fare un'autovalutazione del lavoro fatto fino a quel momento portando esempi concreti
Opzioni Scambiasi consigli e raggiungere un accordo su come raggiungere gli obiettivi condivisi
Riepilogo Impegnarsi a portare a termine il piano stabilito. Individuare possibili ostacoli

Definire gli obiettivi intermedi e i tempi di realizzazione

Aiutarsi a vicenda (anche tra giocatrici e staff)
tabella 5 - step del Metodo G.R.O.W. (mod. da Landsberg M. - Il Tao del Coaching - Alessio Roberti Editore, 2009) 


OBIETTIVI DI SQUADRA VS OBIETTIVI INDIVIDUALI

Per ogni stagione è stato scelto un obiettivo di squadra principale che doveva essere chiaro e raggiungibile oltre che allenabile ad ogni allenamento (vedi tabella 4).
Sono state individuate quattro tipologie distinte di obiettivi individuali (personali, fisici, tecnici e tattici) differenti per ogni giocatrice e condivisi con ognuna di loro (vedi tabella 3).
Gli obiettivi individuali sono stati allenati sempre tutti insieme considerando la persona nella sua totalità e in relazione agli obiettivi di squadra e al modello di gioco scelto (di cui tutto è conseguenza).

OBIETTIVI RAGGIUNTI A CONFERMA DELLA VALIDITA' METODOLOGICA

Obiettivi prestativi più significativi raggiunti dalle giocatrici
Gli indici statistici di ogni giocatrice, che tengono conto del rendimento delle giocatrici durante le partite attraverso la raccolta di dati numerici ed oggettivi, sono migliorati nel corso delle tre stagioni e soprattutto durante le partite giocate con squadre di pari livello (partite in cui la nostra squadra a 5 minuti dalla fine si trovava a più o meno 5 punti).

Obiettivi personali più significativi raggiunti dalle giocatrici
Per ogni ragazza è stato preparato un percorso formativo di crescita individuale basato sugli obiettivi e i principi scelti e sviluppabile all'interno degli allenamenti e delle partite.
Il miglioramento individuale è stato personalizzato e non è stato limitato soltanto alla sfera tecnica, ma ha fornito un supporto alla crescita della ragazza nella sua totalità (Oliveira et coll., 2006). Questo perché lo sviluppo delle abilità sociali è un prerequisito imprescindibile all'espressione funzionale delle abilità tecniche. Senza lo sviluppo armonico dei tratti sociali della loro personalità le giocatrici non riusciranno infatti a vivere un’esperienza formativa completa all'interno del collettivo e non potranno per cui esprimere completamente se stesse come persone e di conseguenza come atlete (Goleman, 2011).
I principali aspetti allenati sono stati: costruzione della propria identità; differenza tra efficienza ed efficacia; capacità individuale di espressione delle proprie risorse ed abilità in tutti gli ambiti personali e del lavoro di squadra (ambito sociale); capacità delle giocatrici di convivere e di lavorare insieme.
Prendendo spunto dai risultati ottenuti in questi anni in istituti scolastici che hanno aderito a progetti educativi basati su questa metodologia, riportiamo un breve elenco dei principali cambiamenti riscontrati nelle ragazze dopo queste tre stagioni:

• Accresciuta responsabilità e maggiore abilità nell'affrontare le situazioni
• Maggiore sicurezza in sé e maggiore autostima
• Maggiori abilità nella risoluzione dei conflitti
• Diminuzione della tristezza e della depressione riferita
• Miglioramento nelle abilità sociali cognitive
• Miglioramento dell'autocontrollo e maggiore riflessione prima di agire
• Miglioramento della pianificazione per risolvere compiti cognitivi
• Miglioramento dell'atmosfera del gruppo
• Minore tendenza all'autodistruzione (nelle femmine)
• Maggiori abilità di comunicazione
• Miglior comprensione delle conseguenze del proprio comportamento
• Accresciuta capacità di valutare le situazioni interpersonali e di pianificare azioni appropriate
• Comportamento meno antisociale, autodistruttivo e socialmente disordinato
• Accresciuta capacità di imparare ad apprendere le abilità
• Miglioramento della capacità di prendere decisioni in senso socialmente positivo 
(Goleman, 2011; Thomposon, 1995; Thompson, 2003).

Trattandosi di applicazioni in campo sportivo è interessante notare come ogni aspetto personale sviluppato sia un presupposto importante al miglioramento dell’apprendimento motorio individuale e della squadra.

Obiettivi prestativi più significativi raggiunti dalla squadra
Riportiamo le tabelle riassuntive degli obiettivi di sqaudra e dei totali dei risultati raggiunti nelle tre stagioni (vedi tabella 5 e 6). E’ interessante notare la casella delle gare punto a punto (partite decise da più o meno 5 punti, ossia partite in cui a 5 minuti dalla fine la squadra si trova in vantaggio o svantaggio di 5 punti).



gare giocate

Stagione 2010/2013 totale vinte perse % vittorie
totale 64 46 18 72
gare punto a punto* 15 12 3 80
tabella 6 - risultati sportivi raggiunti dalla squadra

LA METODOLOGIA E LA SUA EFFICACIA

Una considerazione importante a conferma dell'efficacia della metodologia usata
In tre stagioni la squadra ha giocato un totale di 64 partite, vincendone 46, che equivale ad una percentuale di vittorie del 72%.
Analizzando le 15 partite (sul totale di 64) in cui a 5 minuti dalla fine il punteggio era ancora in equilibrio – svantaggio o in vantaggio di un massimo di 5 punti – abbiamo constatato che la percentuale di vittorie è salita all’80% (12 vinte su 15 giocate, ossia una media di una sconfitta a stagione a fronte di quattro vittorie).
Perché questo dato è così importante?
In partite punto a punto, gli ultimi minuti sono quelli che vengono considerati, da tutti gli addetti ai lavori, i più difficili da giocare, in quanto ogni decisione presa dalle giocatrici può determinare la vittoria o la sconfitta. La pressione aumenta, la percezione della stanchezza mentale e fisica aumenta. Eppure, in queste condizioni che sportivamente sono considerate estreme, la squadra ha conquistato un record migliore.
Come mai?
Di tutti gli aspetti allenati, la capacità del cervello di prendere decisioni funzionali alla realizzazione del modello di gioco (Kaiser, 2003; Oliveira et coll, 2006; Noakes, 2011) – competenza che porta alla vittoria e al benessere che ne consegue  – è quello che maggiormente è stato curato utilizzando i principi esposti.
Ciò fa comprendere le potenzialità, sia personali sia sportive, che derivano dall’utilizzo di tale metodologia.

La metodologia usata negli allenamenti
Gli allenamenti individuali (e di squadra) sono stati costruiti attraverso situazioni di gioco reali e finalizzati al raggiungimento del modello di gioco scelto. Gli stessi obiettivi individuali  (e di squadra) sono stati usati come principi allenanti il sistema di gioco, questo perché “giocare significa pensare e prendere decisioni”. (Oliveria et coll., 2006).
La giocatrice, attraverso la comprensione dei principi di gioco, scopre come automatizzare la risposta tecnica motoria più indicata a seconda delle situazioni di gioco che affronta.
Questo tipo di apprendimento attivo migliora l’autonomia e la capacità di prendere decisioni funzionali al raggiungimento degli obiettivi e, come conseguenza, della vittoria.
In questo modello la giocatrice/persona è vista come una interazione costante tra le dimensioni tattica, tecnica, fisica e personale (emotivo-motivazionale) in un contesto di modello di gioco. (Oliveria et coll., 2006).
A sostegno di quanto detto è bene ricordare due principi fondamentali: “…quanto sia importante allenarsi mantenendo sempre sensazioni piacevoli. Infatti, se la tua mente associa certe azioni alla sensazione di piacere, creando uno stato d’animo di maggiore agio, quando sarai esposto a una certa situazione-stimolo quelle azioni emergeranno come risposte fluide e automatizzate, ovvero avremo ottenuto una spontaneità costruita.” (Aldo Montano in Nardone, 2012); e che “le emozioni – implicate nella percezione che abbiamo del mondo, nei ragionamenti, nei processi di memorizzazione, nell’apprendimento, nelle azioni, nella concentrazione – ci permettono di creare un sistema di navigazione automatico” che ci aiuta a prendere le decisioni in campo e nella vita di tutti i giorni (Oliveira et coll.,2006; Damasio, 1995).
Il coach deve quindi guidare la giocatrice (attraverso una scoperta guidata) “a sentire che nel cuore dell’azione le cose funzionano, che i principi di gioco che si intendono sviluppare hanno senso” e a far sì che la giocatrice prenda decisioni tattiche automatiche – trasformate in azioni motorie dal cervello (Kaiser, 2003; Noakes, 2011) – funzionali al raggiungimento di un risultato positivo (Oliveira et coll, 2006).

Perché questa metodologia?
La scelta di questa metodologia è stata fatta sulla base di quanto analizzato nelle nove stagioni precedenti a livello regionale, nazionale ed internazionale ed approfondendo lo studio delle più recenti scoperte nei campi delle neuroscienze.
In questi anni abbiamo visto troppe giocatrici tecnicamente valide non riuscire a raggiungere buoni risultati prestativi. E’ mia opinione che questo accada perché le abilità fisiche (tecniche) e personali (emotive e sociali) non vengano sviluppate in maniera equilibrata. Troppi allenatori continuano a fare i tecnici quando invece è tempo di diventare coach ed educatori sportivi. Basti aver presente di come una persona a disagio (tipica situazione vissuta da una giocatrice quando è frustrata per la propria prestazione) ricordi, comprenda, impari e decida con lucidità infinitamente minore (Goleman, 2011) per capire di come il ruolo dell’allenatore debba modificarsi.
Nelle ragazze/giocatrici la bravura o l’incapacità espressa giocando genera una serie di reazioni emotive che influenzano la percezione del sé e degli altri e quindi il comportamento sociale e la performance sportiva successiva.
Affinché la prestazione cresca sorretta da fondamenta solide, è auspicabile insegnare alle ragazze/giocatrici a riconoscere e gestire le emozioni generate dalla pratica di un’attività sportiva così che le loro decisioni si indirizzino verso il benessere personale e il raggiungimento degli obiettivi.

PERCHE' ALLENIAMO?

E' chiaro però che, affinché all'interno della squadra si instauri un efficace rapporto maestro/allievo che porti ad un vero apprendimento, gli allenatori devono fare auto critica,  togliersi dal piedistallo su cui si auto pongono e ricordare qual è il loro obiettivo: fare carriera usando i giocatori/giocatrici? O guidare le persone verso gli obiettivi che hanno stabilito e crescere così insieme a loro?
La distinzione è importante perché la storia ci insegna che nel primo caso si ottengono risultati di prestazione a breve termine, in cui però la crescita delle persone è pari quasi allo zero (prova ne è il fatto che le situazioni che creano problemi si ripresentano a intervalli regolari generando ogni volta un pericoloso calo della motivazione e dell'autostima – vedi il secondo principio della termodinamica) e che nel secondo caso la crescita personale è ciò che dà la spinta al cambiamento, al raggiungimento degli obiettivi e dei risultati a lungo termine (in questa visione infatti i problemi che si creano vengono valutati come opportunità per proseguire il percorso e una volta appresa la lezione che hanno da impartire non vengono più percepiti come eventi traumatici anche nel caso in cui si ripropongano).

OLTRE GLI OBIETTIVI, OLTRE LO SPORT

Ciò che infine voglio che si comprenda è che noi dello staff (i coach Roberto Battistella e Marco Coletti) non siamo stati bravi a insegnare a giocare e a insegnare a vincere. Questi sono stati sia strumenti che piacevoli conseguenze di un cammino in cui ciò che ha funzionato è stata la metodologia che ci ha permesso di identificare gli obiettivi (e i sotto-obiettivi) personali e sportivi, i principi (e i sotto-principi) della forma di gioco e di insegnare alle giocatrici (quindi a persone) a prendere decisioni in modo efficace per raggiungerli.


Questo articolo è stato pubblicato in due parti sulla rivista Nuova Atletica - Ricerca in Scienza dello Sport, N. 244/245, gennaio/aprile 2014 e Nuova Atletica - Ricerca in Scienza dello Sport, N. 247/248, luglio/ottobre 2014 e sul precedente blog http://parliamodibaskete.blogspot.it/ 
Prima pubblicazione online: 18 maggio 2015


FONTI

Baker J., Còté J., Abernethy B. – Sport-specific practice and the development of exeprt decision-making in team ball sports – Journal Of Applied Sport Physiology, 2003; 15:12-25
Damasio A. – L'Errore di Cartesio – Adelphi, 1995

Goleman D. – Intelligenza Emotiva – Bur, 2011

Goleman D. – Leadership Emotiva – Rizzoli, 2012

Kayser B. – Exercise starts and ends in the brain – Eur J Appl Physiol, 2003; 90: 411-419

Landsberg M. - Il Tao del Coaching - Alessio Roberti Editore, 2009

Nardone G., Montano A., Sirovich G. – Risorgere e Vincere – Salani, 2012

Noakes T.D. – Time to move beyond a brainless exercise physiology: the evidence for complex regulation of human exercise preformance – Appl Physiol Nutr Metab, 2011; Vol. 36: 23-35

Moroso E. – Scritti privati – (osservazioni non pubblicate), 2013

Oliveira B., Resende N., Amieiro N., Barreto R. – Questione di Metodo – Tropea, 2009

Thompson J. – Positive Coaching – Balance Sports Publishing, 1995

Thompson J. – The Double Goal Coach – Harper, 2003

Trabuchi P. – Resisto Dunque Sono – Corbacci, 2007


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